Introduzione: il viaggio da siciliana. Post: Il mio primo viaggio quasi solitario e l’autobus palermitano

I miei viaggi da siciliana

In questi giorni mi è capitato di ripensare alle mie gite in Sicilia e ad alcuni post già dedicati o da dedicare a tanti luoghi davvero favolosi. Mi piace ripercorrere la Sicilia e viaggiare anche se non lo faccio tanto spesso e mi piace soprattutto scrivere di quello  che ogni luogo visitato  mi racconta.

Così mentre sognavo di errare chissà dove, ho considerato che quella del viaggio, per me, è una dimensione importante e particolare, non ci avevo mai pensato prima anche perché ultimamente ho girato poco, però di viaggi mentali ne ho fatti davvero tanti…

Ad un certo punto della mia vita, forse per curiosità, forse per destino,  il viaggio è persino entrato in casa mia . Come dice il detto “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”, così nella mia dimora sono arrivati i viaggiatori con tutto il loro bagaglio di tradizioni ed identità, ed anche quello è uno strano e ribaltato modo di viaggiare, cosa è in fondo il viaggio se non il desiderio di conoscere qualcosa di diverso, di lontano, quella voglia di arricchire non tanto il proprio corpo ma piuttosto  la mente con odori, sapori, immagini, respiri, ma anche pensieri, parole, scambi di sogni e condivisioni di esperienze?

Il viaggio è un baratto, in cui si raccoglie e si impara, ma si condivide anche una parte di sé, si dona qualcosa, si cambia e ci si scambia incontrando altre persone ed altre dimensioni, e quando si ritorna il viaggio continua ancora fuori e dentro di sè.

 Il racconto del viaggio esprime tutto questo, perché un luogo non è solo quello che è ma anche il modo in cui ognuno lo vede e lo vive. E’ anche questo che io voglio scrivere nel mio blog: i miei viaggi reali e non (a partire dai bizzarri  mezzi di trasporto siciliani) , i luoghi della Sicilia con i loro cibi, tradizioni, persone etc, di come li ho vissuti e li vivo e di come chi li leggerà potrà trasformarli nei propri luoghi.

Il mio primo viaggio quasi solitario e l’autobus palermitano

Il mio primo vero e memorabile viaggio da sola, intendo senza la famiglia o la scuola ed avvenuto per mia unica volontà, è stato in treno, ma è cominciato in autobus, quando già ero tutto sommato grande (tranne che per mio padre, che sebbene di mentalità aperta è pur sempre un padre siculo), circa 22 anni, ma non essendo mai partita da sola per me fu una grande avventura o meglio una sorta di fuga, perché per fare questo viaggio semi solitario e senza il consenso dei miei familiari dovetti “quasi” scappare di casa, con il mio amato zaino grigio e azzurro delle scuole superiori, già vecchio e consumato e niente più, ma tanto era un viaggio breve, la meta Roma, giusto il tempo della Manifestazione  del Primo Maggio (non il concertone ma un vero corteo) per poi tornare di nuovo in Sicilia, ma quando un viaggio comincia col piede sbagliato,  le avventure si fanno ancora più divertenti e strane.

Questo viaggio cominciò in autobus (per arrivare alla Stazione di Palermo) ed è di questo che voglio parlare. Del mio rapporto con il treno (nello specifico intendo i treni che partono dalla Sicilia), dell’aereo, nave etc parlerò in seguito.

L’autobus a Palermo non è un semplice mezzo pubblico di trasporto, ma un vero mezzo di avventure e anche disavventure. L’autobus per i palermitani non è una certezza, è una speranza;  non sei mai sicuro se arriverà, figuriamoci sapere quando passerà.

Quando ero piccola, ricordo il numero 44 rosso o nero, il 34, etc, non li ho quasi mai presi,  ma passavano (forse) dalle parti in cui abitavo e li sentivo nominare come fossero delle chimere. Ad un certo punto trasformarono i numeri, forse per illudere le persone che sarebbero aumentati e quindi potessero  essere più frequenti le corse: arrivarono il 101, il 422, il 501 etc, ma nulla cambiò (sempre per gattopardesca  previsione): se il numero era aumentato, la quantità era rimasta inalterata e riuscire a muoversi in autobus a Palermo è rimasta sempre un’utopia.

Se si dovesse andare al lavoro o a scuola in autobus bisognerebbe uscire da casa almeno con due ore di anticipo, sperando sempre che alla fine ne passi uno. Per arrivare da una zona della città all’altra, bisogna cambiare più di un autobus e se il biglietto dura per un’ora o due, di certo non basterà per coprire tutto il viaggio, ma c’è da dire che parlare di biglietto di autobus a Palermo è come raccontare una barzelletta, nessuno si sognerebbe mai di comprarlo e ancor meno di obliterarlo, sarebbe una vera offesa alla propria palermitudine… c’è gente che ha campato anni con un solo biglietto d’epoca, ritimbrato infinite volte, e se qualcuno avendo avvistato un controllore fosse stato costretto ad obliterarlo, lo avrebbe successivamente donato al prossimo avventore per non sprecarlo.

Gli autobus palermitani sono brutti e sporchi, anche quelli “nuovi” che di tanto in tanto  portano non so da quale paese straniero, dopo pochissimo diventano già luridi e puzzolenti, per non parlare di quelli a fisarmonica che al tutto aggiungono anche la nausea ad ogni curva. I finestrini spesso sono rotti, il caldo è terribile e l’aria irrespirabile. Solitamente, essendo delle vere rarità, sono affollatissimi e le persone per scendere alla fermata pigiano l’apposito pulsantino sopra lo sportello e soprattutto  urlano a squarciagola: “autista,  bussola” battendo il pugno sullo sportello per farsi aprire.

Nell’autobus ci sono sempre tanti giovani, anziani (che alle volte li usano per passeggiare da un capolinea all’altro), stranieri, signore con tantissimi sacchetti della spesa, madri con almeno quattro figli, il solito maniaco che approfitta dei dossi per appoggiarsi sulle signorine e lo strambo del villaggio che abitualmente ama  trasgredire alla regola di non parlare all’autista per, anzi, “atturrarlo” tutto il tempo.

Io ho preso l’autobus davvero raramente perché abitavo in una zona periferica in alcuni tratti  anche pericolosa, perché dentro gli autobus avvenivano furti e scippi da parte di giovani malintenzionati. Qualche volta da adolescente lo usavo per andare al mare, ma l’autobus estivo per Mondello era davvero deleterio perché sempre affollatissimo, asfissiante e pieno di bagnanti sudatissimi, e poi  una volta subii un trauma:  rimasi incastrata ad una signora  corpulenta in prendisole fiorato  o meglio alla sua ascella pelosa che viaggiò per tutto il tempo attaccata al mio naso a causa della mia bassa statura e dell’impossibilità di muoversi.

Quella volta che feci il mio primo viaggio da sola, fu anche la prima volta che presi l’autobus da sola, passando per quella zona periferica un po’ pericolosa… Per la verità chiusa la porta di casa, aspettai invano l’autobus, finchè decisi di cominciare a camminare a piedi sperando anche di trovare un rivenditore di biglietti, perché ho sempre avuto il pallino di essere in regola (sono una palermitana aliena doc), ma alle due del pomeriggio di una domenica di fine aprile chi vuoi che sia aperto? Così cominciai il mio calvario adrenalinico che durò quasi un’ora in uno stradone di periferia dal quale passavano solo i camion dell’immondizia diretti alla discarica. Distrutta, vidi finalmente arrivare l’agognato autobus, potevo rinunciare a prenderlo? D’altra parte ero ormai in ballo e dovevo portare a termine la mia avventura.

Quando salii mi “costituii” all’autista, ma lui rimase indifferente. Arrivati al capolinea, tutti erano quasi scesi, ma io per “lagnusia” aspettai che l’autobus parcheggiasse e qui il blitz, salirono i controllori e chiusero le maledette bussole… c’ero solo io e un ragazzino straniero che perquisirono e portarono fuori, io rimasi con un controllore che cercai di corrompere con la mia aria docile e pietosa, la mia faccia da brava ragazza, la mia logorrea, mille giustificazioni e spiegazioni e l’anima pia sembrò capire, mi disse che si vedeva che ero buona, brava e pure colta (disse così), che sembravo sua figlia e capiva la situazione, e con un’infinita gentilezza mi fece la multa…

Ma quello era solo il primo autobus, ancora il viaggio era lungo, e già solo per arrivare alla stazione ci fu un nuovo autobus con a farmi compagnia lo strambo del villaggio che decise di far amicizia con me agitando di continuo le braccia e le mani, ma almeno questa volta avevo il biglietto ed anche la prima multa della mia vita in tasca…

I link ai miei post dedicati al viaggio

  Il Castello di Baida (TP)

Mazzara del Vallo un luogo di scambi e di incontri 

Porticello, Sant’Elia e dintorni 

Gibellina Vecchia e la cura omeopatica 

Le saline di Trapani: un viaggio onirico 

Approdo a Marauzac 

Trapani, fascino e mare  

Pic-nic sul lago di Poma in stile palermitano doc 

Bosco di Bonifato, seconda gita ad Alcamo con cripta inquietante

Alcamo una passeggiata, un incontro

Isola delle Femmine tra legende e misteri

Terrasini un luogo da amare

Il viaggio o l’acchianata al santuario di Monte Pellegrino

Porto Palo di Menfi natura selvaggia

Ustica, diario di due isolani in un’isola

San Vito lo Capo ieri e oggi

La riserva naturale di Capo Gallo

Il lago di Piana degli Albanesi

I palermitani e la passeggiata a Mondello

Portella della Ginestra

Scopello un luogo magico 

 

4 thoughts on “Introduzione: il viaggio da siciliana. Post: Il mio primo viaggio quasi solitario e l’autobus palermitano

  1. Purtroppo ho toccato con mano la situazione dei mezzi pubblici in Sicilia, quando siamo andati in vacanza sulla costa di Messina: le stazione erano deserte, gli orari dei treni inesistenti (e forse non c’erano proprio, io non ne ho mai visti su quella tratta), i biglietti non avrei saputo dove comprarli visto che la biglietteria non c’era…alla fine ho desistito!

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