Recensione di Malavita, donne tra oppressione e riscatto

MALAVITA di Giankarim De Caro edito da Navarra Editore è un romanzo avvincente, toccante, coinvolgente. Il linguaggio diretto e privo di orpelli lo rende scorrevole ed autentico, ne emerge uno sguardo dell’autore essenziale, empatico, ma mai invadente.

Le protagoniste sono donne non edulcorate, non eroine, non donne pure, idealizzate, non madri amorevoli protettrici del focolare domestico. Sono donne intere, piene di contraddizioni e miserie, limiti e sbagli, provate dalla vita, investite da un destino quasi inevitabile causato da una condizione di povertà e da un degrado materiale e valoriale da cui è difficile, quasi impossibile strapparsi fuori. Non sono però semplici vittime, sono oppresse, ma non arrendevoli, cercano di afferrare la propria amara vita, non tanto per cambiarla, quanto per esserne protagoniste, nel bene e nel male. Anche se non possono decidere il proprio destino e anche se condizionate dal contesto storico e sociale in cui vivono fanno scelte libere, schiacciate e calpestate continuano a resistere. Quando, ad esempio, cercano di proteggere il proprio nucleo familiare lo fanno senza risparmiarsi, all’occhio di tanti in modo riprovevole, cedendo al compromesso, ma lo fanno senza cercare consensi popolari, senza ipocrisie, causando dolore ai propri cari, ma la vita non è mai clemente con loro, nulla viene risparmiato, pagano tutto a caro prezzo, la vita è sempre crudele e tiranna.

Le protagoniste del romanzo, la mamma Lucia e le figlie Provvidenza, Pipina e Grazia sono prostitute, Lucia si ritrova in questa condizione quasi come per una condanna che la vita le ha inferto da innocente, non c’è possibilità di scampo per lei, il suo ruolo di subalterna, di donna bambina indigente, di figlia di serva, la pone in balia del potere maschile, la rende sola, vittima sacrificale della bramosia della nobiltà. Una classe, quella dei nobili, che ritiene di poter disporre di tutto, anche di un giovane corpo femminile, perché le donne, per lo più povere sono niente in quel sistema: prese, vendute e cedute a piacimento. Anche gli uomini del popolo non sono da meno, perché la violenza del genere maschile su quello femminile supera le differenze sociali. Le figlie di Lucia soccomberanno al medesimo destino. Chi costretta, chi accettando i benefici della propria sorte.

La prostituzione nel romanzo è una condizione da cui non ci si può mai affrancare “chi è pulla (prostituta) lo sarà per sempre”.

Queste donne non sono mai trattate dall’autore con moralismo, anche quando la malattia, il disagio psicologico, la costrizione, la violenza, il compromesso ne annulleranno l’integrità intima e fisica, non sono mai giudicate. Si entra in contatto con loro, senza giustificazioni e senza colpevolizzazioni, ascoltandone la voce, le parole dette e anche quelle che non possono essere pronunziate.

Palermo emerge in tutta la sua opulenza ed il suo degrado. C’è un costante dialogo tra i bassi fondi e i luoghi della nobiltà, una nobiltà che è immorale e bassa più della società popolana, maltrattata, povera e degradata.

L’anomala saga familiare ha come sfondo gli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, la guerra e il dopo guerra. Anni di grande sofferenza, poveri e senza riscatto, La guerra è l’apoteosi del dolore, metafora di tutta una storia che parla di distruzione. I bombardamenti annullano la speranza di un vero riscatto ed il popolo ignorante e devastato è pronto anche ad inneggiare il proprio carnefice per un tozzo di pane e cioccolato. Cambia solo il nome dell’oppressore, ma non c’è una reale liberazione per un popolo da sempre vessato, abituato a cedere, a soccombere, ad accettare il compromesso in cambio della salvezza. La guerra non rappresenta una catarsi e la libertà non si impone con le bombe. La guerra è solo morte fisica e spirituale e da essa non potrà mai nascere una reale redenzione. E quindi ci si domanda, alla fine di tutto, se c’è e ci sarà mai la possibilità di un vero affrancamento per i poveri, per le donne, per gli ultimi, per chi soffre e su quali basi è stato costruito il nostro futuro.

Evelin Costa

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I DIRITTI NEGATI: Concorso Fotografico “GUIDO ORLANDO” 2018 – PREMIO FOTOGRAFICO PEPPINO IMPASTATO

 

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Anche quest’anno l’associazione AsaDin, in collaborazione con Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato e con il sostegno ideale dell’Associazione Peppino Impastato, di Witness Journal e della famiglia Orlando, bandisce il Concorso fotografico Guido Orlando – PREMIO FOTOGRAFICO PEPPINO IMPASTATO.

Lo scorso anno il concorso ha avuto un grande successo, sono arrivate più di 100 foto che sono state valutate dalla Giuria composta dal Fotoreporter Tano D’Amico, dal Fotografo Francesco Seggio e dal Pittore e Fotografo Pino Manzella. Le dieci foto selezionate sono ancora esposte all’interno del bene confiscato Ex Casa Badalamenti.

Sono aperte le iscrizioni, la partecipazione è gratuita, la data di scadenza per inviare le foto è il 22 Aprile 2018.

La giuria composta da Tano D’Amico (Presidente), Francesco Seggio e Pino Manzella è stata riconfermata.

La premiazione avverrà la sera del 7 Maggio a Cinisi alla presenza della giuria di qualità.

Anche quest’anno le foto selezionate saranno esposte nella Mostra I Diritti Negati presso l’Ex Casa Badalamenti, a cento passi da Casa Memoria, durante le giornate del 9 Maggio a Cinisi (PA), in occasione del Quarantesimo Anniversario dell’assassinio mafioso di Peppino, migliaia di visitatori avranno l’opportunità di visitarla. Verranno inoltre pubblicate sulla rivista Witness Journal, sostenitrice del concorso e sul sito di Casa Memoria.

Il concorso fotografico ha come tema i “DIRITTI NEGATI” lo stesso tema su cui sono incentrate tutte le iniziative del 9 maggio 2018.

“I Diritti Negati sono quei diritti umani tolti ai più deboli di tutto il mondo costretti a subire violenze, a vivere nella povertà, nel degrado e nelle malattie, a vivere gli orrori della guerra, la fuga dal pericolo, i viaggi della speranza, alla fine dei quali si trovano spesso ulteriori difficoltà, sofferenze ed emarginazione. I Diritti Negati sono quelli di una società che toglie la possibilità di esprimere se stessi, le proprie scelte, le proprie attitudini, la libertà. Vittime sia gli adulti, ma soprattutto i bambini. I Diritti Negati sono quelli elementari che riguardano la stessa esistenza, il rispetto della dignità e della persona. Riguardano la negazione del lavoro, della salute, dell’istruzione, della possibilità di svolgere una vita in autonomia, ma le negazioni sono anche culturali, quando è ostacolata la libera espressione di sé, quando esistono discriminazioni per etnia, religione, scelte sessuali, scelte ideali, etc. La fotografia può avere un ruolo culturale di denuncia, di informazione, di comunicazione, di sensibilizzazione, di strumento di sostegno, di lotta e di verità.”

Guido Orlando, a cui l’associazione AsaDin dedica il concorso, è stato uno dei compagni di Peppino Impastato, tra i fondatori di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, dell’Associazione fotografica Asadin e di altre realtà aggregative, scomparso prematuramente nel 2012. Guido Orlando quando era ancora in vita, aveva contribuito ad ideare questo premio fotografico. Durante la sua vita ha fatto della fotografia la sua forma massima di espressione. Con la fotografia ha documentato, conservandone la memoria, le attività politiche e culturali di Peppino e dei suoi compagni. Presente in tante iniziative, sempre con la sua inseparabile macchina fotografica. Nelle sue diverse pubblicazioni si è occupato di lotte per i diritti negati, ambiente, natura, dell’ecosistema siciliano e del rapporto tra esseri umani e paesaggio, grazie ai tantissimi reportage svolti durante i suoi viaggi in giro per il mondo, facendo della fotografia una professione, ma anche una forma di impegno artistico e sociale.

Il concorso Guido Orlando si propone di promuovere la fotografia sociale, che racconta la realtà osservandola con uno sguardo critico e sempre alla ricerca della verità. Una fotografia che ha come tema i conflitti sociali, il disagio e le storie quotidiane, e come protagonisti i più deboli, osservati focalizzando l’attenzione sulla dignità e la bellezza umana. Le immagini sono il racconto del presente ed il simbolo della speranza e del cambiamento.

Per info associazioneasadin@libero.it

Per partecipare e scaricare il bando clicca qui 

https://www.facebook.com/concorsofotograficoguidoorlando/

Presentazione del libro “Oltre i cento passi” di Giovanni Impastato – inaugurazione della mostra di vignette di Vauro e Pino Manzella a Terrasini (PA)

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Domenica 23 Luglio 2017 alle ore 18.00 a Torre Alba, nel Lungomare Peppino Impastato a Terrasini (PA), si terrà la presentazione del libro “Oltre i cento passi” di Giovanni Impastato, Edizioni Piemme.

Sarà presente oltre all’autore anche il vignettista Vauro.

Interverranno: Giosuè Maniaci – Sindaco di Terrasini, Giovanni Ruffino, Andrea Bartolotta, Ottavio Navarra, Mimma Scigliano.

A seguire, sempre a Torre Alba, verrà inaugurata la mostra di vignette di Vauro e Pino Manzella, introdotta da Evelin Costa e  Giuseppe Ruffino, che sarà poi visitabile presso il Palazzo Comunale di Terrasini in Piazza Falcone e Borsellino, dal 24 Luglio al 25 Agosto 2017 (dal lunedì al venerdì ore 8.30/13.30, il mercoledì ore 8.30/13.30 e 16.00/19.00).

L’evento, patrocinato dal Comune di Terrasini e svolto in collaborazione con l’Associazione culturale Asadin, è inserito all’interno della rassegna estiva “Altre Sicilie. Tra terra e libri” promossa e organizzata da Navarra Editore e Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato.

 

Oltre i cento passi di Giovanni Impastato

È la primavera del 1977 quando Peppino Impastato, insieme a un gruppo di amici, inaugura Radio Aut, una radio libera nel vero senso della parola. Da Cinisi, feudo del boss Tano Badalamenti, e dall’interno di una famiglia mafiosa, Peppino scuote la Sicilia denunciando i reati della mafia e l’omertà dei suoi compaesani. Una voce talmente potente che poco più di un anno dopo, la notte tra l’8 e il 9 maggio, viene fatta tacere per sempre. Ma pure questo è uno degli errori della mafia: pensare corto. Perché, anche se non era scontato, la voce di Peppino da allora non ha mai smesso di parlare, di lottare per la dignità delle persone, di illuminare la strada.

È una strada lunga, se si pensa che ancora oggi chi ha depistato le indagini sull’omicidio di Peppino ha fatto carriera, mentre chi invocava la verità non c’è più. Ma è una strada percorsa ormai da migliaia di persone.

Per la prima volta, Giovanni, fratello di Peppino, che ne ha raccolto il testimone, fa il punto della situazione delle mafie – e delle antimafie – in Italia, dall’osservatorio di Casa Memoria e del Centro Impastato, da quarant’anni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata.

CIAO PEPPI’ ed altre irriverenze, prolungata di qualche altro giorno la mostra di Pino Manzella al Margaret Cafè

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CIAO PEPPI’ ed altre irriverenze…

di  Evelin Costa

Pino Manzella, pittore siciliano, tra i fondatori del Circolo Musica e Cultura a Cinisi, amico e compagno di lotta di Peppino Impastato, ha dedicato tutta la sua vita e la sua poetica artistica a mantenere vivo il ricordo di Peppino e di quell’impegno contro la mafia e per la trasformazione dell’esistente, intrapreso negli anni ’70 in provincia di Palermo da giovani che, in una realtà non facile perché la  mafia controllava il territorio e si insinuava nei gangli della politica e della società, volevano fuoriuscire dagli schemi tradizionali.

L’impegno artistico di Pino Manzella nasce come espressione “militante”, un modo per interpretare la realtà. I suoi primi disegni erano vignette disegnate a mano nei bollettini poi ciclostilati con cui si faceva volantinaggio, illustrazioni di manifesti, copertine per i giornalini che passavano di mano in mano tra i giovani compagni. Spesso questi disegni non erano firmati perché in quegli anni si dava maggior peso al valore della collettività piuttosto che all’individualismo.

Pino Manzella espone, dopo quasi quarant’anni dalla morte per mano mafiosa di Peppino Impastato, una selezione delle sue vignette realizzate a partire dagli anni ’70 fino alla più recente del 2011, ritrovate tra vecchi documenti, giornali, manifesti e locandine conservati nel suo studio di pittore impegnato e custode di una memoria sempre viva e soprattutto sempre attuale, perché profondamente legata al bisogno di trasformazione e di libertà. L’autore dedica la mostra a Peppino la cui vita e la cui morte hanno segnato visceralmente tutto il corso della sua esistenza, come quella di coloro che di questa storia sono stati partecipi e che malgrado la sofferenza hanno mantenuto alta la testa e non hanno smesso di lottare.

Le vignette che Manzella espone sono solo una piccola parte della sua grande produzione. La più antica di questa mostra è del ’74, si tratta della prima parte di uno studio di vignette suddiviso in tre momenti, ieri, oggi e domani, facenti parte di un manifesto che denunciava la corruzione all’interno dell’ufficio di collocamento per i posti di lavoro in aeroporto, per mezzo di un esponente dell’MSI. Uno dei manifesti affissi venne strappato da un gruppo di giovani fascisti provocando una lite, è un episodio in cui si racconta intervenne Felicia, mamma di Peppino per difendere il figlio.  Le altre vignette meno recenti fanno parte di alcuni numeri del Bollettino intitolato “Nove Maggio”, le successive, che attraversano gli anni ’80, ’90 ed il 2000, erano pubblicate nel giornale cartaceo Terrasini Oggi/Cinisi Oggi.

Emerge l’umorismo satirico, pungente, irriverente e dissacratorio dell’autore, che affonda la sua matita nella realtà affrontando tematiche senza tempo che parlano di rapporti mafia-politica, corruzione, appalti truccati, compravendita di voti e di posti di lavoro, raccontano le inefficienze, il trasformismo  ed i compromessi della politica, di sovente più interessata al mantenimento del potere e delle poltrone piuttosto che al bene comune,  un’attitudine permessa anche  dalla complicità, dall’indifferenza e dalla rassegnazione da parte del cosiddetto “popolino”, sempre utilizzato e contemporaneamente disprezzato dai dominanti. Così i protagonisti delle vignette, alle volte si tratta di Totò e Vicè, citando i personaggi di Franco Scaldati, che commentano il giornale al bar sport, raccontano vicende locali riguardanti l’immondizia, il pennello a mare, il porto, il depuratore, il piano regolatore, l’accesso al mare negato al pubblico, oppure quelle opere mai realizzate o inutili che hanno causato un dispendio dei fondi pubblici e una deturpazione dell’ambiente. Tutto interpretato con un tono sarcastico e tagliente, accompagnato da battute dirette e sferzanti che strappano ancora oggi, dopo alcuni o molti anni, una risata amara, perché sviscerano i meccanismi più intricati di una realtà che ancora non è del tutto cambiata.

Tra le vignette ce ne sono alcune che entrano dentro la storia di Peppino, raccontano le indagini del processo successivo alla sua uccisione, rievocano il coraggio dei microfoni di Radio Aut e di quei giovani che con il loro “giornalaccio” sfidavano il potere rischiando anche la vita. E c’è la dedica a Peppino che come un angelo laico continua a lottare dall’alto, con il suo palloncino che è a forma di mondo, perché è dal mondo che bisogna partire ed è il mondo che, lottando, pensando ed a volte anche ridendo, bisogna trasformare.

La mostra sarà visitabile fino al 3 Giugno 2017 presso il Margaret Cafè in Via V. Madonia 93, Terrasini (PA)f 1

Carmelo Pecora presenta “Tre ragazzi in cerca di avventure e sette racconti” a Terrasini

Sabato 1 Aprile 2017 alle ore 17.00 presso il Margaret Cafè in Via Madonia 93 a Terrasini (PA), Carmelo Pecora presenterà il suo libro , CartaCanta Editore.

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Carmelo Pecora, che attualmente vive in Emilia Romagna, si trova in questi giorni ad Enna, sua città d’origine, dove una scuola ha adottato il suo nuovo libro. Siamo felici di averlo con noi a Terrasini visto il suo legame con il nostro territorio, lo scorso anno è stato a Cinisi dove a presentato L’urlo di Maggio, il suo reading teatrale tratto dal libro  9 maggio ’78 – Il Giorno che assassinarono Aldo Moro e Peppino Impastato. Anche in questa occasione si aprirà uno scambio rispetto a questa tematica.

All’evento coordinato da Evelin Costa, sarà presente l’autore del libro ed interverrà Pino Manzella. Saranno proposte alcune letture.

L’evento è promosso dall’associazione Asadin con la collaborazione di Evelin Costa.

Carmelo PecoraCarmelo Pecora (Enna, 1959) è un ex ispettore capo della Polizia scientifica. In ambito letterario ha al suo attivo diverse pubblicazioni tra cui: 9 maggio ’78 – Il Giorno che assassinarono Aldo Moro e Peppino Impastato (Editrice Zona, 2007) che ha ricevuto il Premio speciale al concorso Com&Te e dal quale è stato tratto il reading teatrale L’Urlo di Maggio; Polvere negli occhi sulla strage alla stazione di Bologna (Editrice Zona, 2009), Ustica, confessioni di un angelo caduto (Editrice Zona, 2011) e Gli infedeli – storie e domande della Uno bianca (Editrice Zona 2014).

Enna, nel cuore della Sicilia, tre ragazzini di tredici anni, un po’ per gioco un po’ per scommessa, scappano di casa e decidono di intraprendere un viaggio che possa portarli lontano, magari in America. Tra mille peripezie arrivano a Palermo, una città mai vista e all’apparenza lontanissima, da dove cercano di imbarcarsi su una nave e dare così inizio a una avventura ancora più incredibile. Molti anni dopo, uno dei tre, diventato responsabile della Polizia scientifica si trova di fronte a una situazione simile: Margherita, una sedicenne pugliese, abbandona la sua famiglia e parte alla volta di Milano per rincorrere un sogno. Durante le procedure di identificazione, i ricordi, inevitabilmente, si faranno spazio nella mente del capo della Polizia scientifica e tutto sembrerà tornare, per qualche ora, a quel lontano 1971.

Un romanzo breve e sette racconti che sono un inno alla libertà e al senso di responsabilità che nel corso della vita accompagnano le nostre scelte, al desiderio di un mondo più giusto che alberga nel cuore di chi ogni giorno si impegna per un futuro migliore.

 

Terrasini 8 Marzo 2017, contro la violenza di genere, video e mostra

Terrasini Mercoledì 8 Marzo 2017. Per celebrare la Giornata Internazionale della Donna si svolgeranno, col patrocinio del Comune di Terrasini, due eventi correlati tra loro, che hanno come filo conduttore la lotta contro la violenza di genere, la memoria, la denuncia di una realtà attuale nella quale ancora spesso prevale una cultura patriarcale fondata sul possesso, sulla prevaricazione, sulla violenza. Il bisogno di trasformazione e cambiamento riguarda tutti i generi, perchè una società non è veramente libera se una sua parte non lo è. Un discorso sulla violenza contro le donne serve quindi a sensibilizzare le donne, ma anche gli uomini, perché solo insieme si può cambiare la società, non contro ma uniti, per essere più liberi e felici tutti.

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Alle ore 17:00 all’Ex Antiquarium presso il Palazzo Municipale in Piazza Falcone e Borsellino a Terrasini verrà proiettato il video “I SOGNI NON SI IMPRIGIONANO”, tratto dalla omonima piecè teatrale, ideata e scritta da Francesca Randazzo con la collaborazione di Daniela Lupo. Interpreti: Sara Randazzo, Francesca Randazzo, Vera Abbate, Maria Grazia Vitale, Daniela Lupo, Evelin Costa, Chiara Mangiapane, Stella Ciullo, Valeria Anastasi, Lucrezia Costantino, Margherita Mongiovì.

Il video è stato prodotto dall’ Ass.ne Labnovecento45, regia di Michele Mangiapane.

Interverranno: l’Assessore alla Cultura Maria Grazia Bommarito, Francesca Randazzo, Michele Mangiapane.

Alle ore 18:00 l’evento continuerà presso la Sala espositiva del Margaret Cafè in via Madonia 93, a  pochi passi dall’Ex Antiquarium. Sarà inaugurata la mostra fotografica, promossa dall’Ass.ne Asadin, con foto di Caterina Blunda, Nicola Palazzolo, Pino Manzella, Massimo Russo Tramontana dal titolo “‘Nzèmmula – Ritratti per la Libertà”. Presenta la mostra Evelin Costa, a seguire un momento di incontro e letture sul tema. La mostra sarà visitabile fino all’8 Aprile 2017.

“I sogni non si imprigionano” nasce da un’idea di Francesca Randazzo e completa un percorso iniziato l’8 marzo 2015 con il “monologo di Rosa”. Il monologo rappresenta un episodio, realmente accaduto a Cinisi, di violenza carnale, tentando di immaginare le sensazioni, le emozioni più segrete, il disgusto, la rabbia di una donna che ha subìto violenza sessuale e che è stata dunque violata nella sua integrità fisica e morale. Ma, in una realtà culturale arretrata e maschilista, Rosa incarna il desiderio del riscatto personale e sociale, il bisogno di andare avanti a testa alta, affrontando ipocrisie e perbenismi.

Al dolore di Rosa, si unisce quello della madre che pur essendo consapevole della sua condizione di donna sottomessa all’uomo, cerca di realizzare il suo sogno di emancipazione, incoraggiando la figlia a intraprendere il suo percorso di libertà. E’ una denuncia di violenza tutta al femminile. Raccontiamo i sentimenti, il dolore, le gioie, i desideri per dare dignità a quelle donne violate che spesso, per la cronaca, diventano solo numeri oppure violentate una seconda volta, perchè le loro vite vengono scandagliate e usate per fare audience. E’ la denuncia di una cultura che ancora considera la donna un oggetto, una “cosa” che si può usare e di cui abusare, e non soggetto con una propria dignità, un proprio pensiero ed aspirazioni. Il racconto di una donna assieme alle testimonianze di altre donne, diventa così, con un grande senso di solidarietà, il racconto di tutte le donne che chiedono rispetto della propria dignità ed un dialogo ed un confronto tra uomo e donna.

 

“’Nzèmmula – Ritratti per la libertà” è una mostra fotografica che racconta attraverso immagini in bianco e nero e frasi in vernacolo siciliano, una realtà nella quale, oltre all’aspetto della violenza, c’è anche la voglia di riscatto, di libertà e di autoemancipazione, e la ricerca di una nuova armonia tra i generi. Foto nelle quali si esprime il coraggio delle donne che cercano il superamento dal ruolo di sottomesse o di vittime, scegliendo tutti i giorni di essere protagoniste della propria vita, di non essere complici della cultura patriarcale, di sostenersi tra loro, di cambiare in positivo la realtà, a partire dalle proprie facoltà di accoglienza, solidarietà e cura dell’altro. Si raffigura anche il coraggio di quegli uomini che decidono di mettere in discussione se stessi e i privilegi dell’appartenere a un genere finora avvantaggiato e dominante, scegliendo di solidarizzare con le donne e di mettere in campo la propria sensibilità, in contrapposizione alla violenza. Otto donne e quattro uomini interpretati secondo le differenti visioni degli artisti, per affrontare un viaggio fotografico, di luci ed ombre, di equilibri e contrasti, di sguardi e gesti, che partendo dalla sofferenza arrivi ad una più profonda consapevolezza di sé e ad una nuova relazione con l’alterità e la diversità.

 

 

Presentazione del libro “Un Paese senza nome” di Emilia Merenda

Cari amici e amiche siete tutti invitati alla presentazione del libro di mia madre Emilia Merenda.un-paese-senza-nome2
Sabato 14 Gennaio 2017 alle ore 17.00, nella Sala delle Carrozze presso Villa Niscemi, a Palermo in Piazza dei Quartieri 2, sarà presentato, con il patrocinio del Comune di Palermo, il romanzo “Un paese senza nome” di Emilia Merenda, Edizioni Drepanum. Interverranno: Nino Barone, editore e poeta – Emilia Ricotti, drammaturga e poetessa – Luigi Pio Carmina, poeta – Emilia Merenda, autrice del libro. Coordina l’incontro Evelin Costa.
 
L’ autrice di “Un paese senza nome “Emilia Merenda, dà l’avvio al romanzo, con un incipit ad effetto: Il nonno al centro del terrazzino in attesa della colazione seduto nella sua poltroncina, giacca da camera di panno verde e zuccotto in testa, profumo di fiori appena sbocciati nell’aria, e capisci che quel nonno, sbarbato, profumato con un cappello di feltro d’inverno e di paglia di Firenze d’estate, intento a conversare con qualche passante che si ferma oltre il muretto di recinzione del giardino di casa , non è centrale solo seduto nel terrazzo di casa, ma è centrale nella vita di una famiglia, la cui vicenda si snoda come una saga […] Alla nipote abituata a riconoscere il suo malessere anche da un lieve sospiro, affida tre quarti di secolo in un lungo interminabile monologo dialogico che si sviluppa attraverso un flashback che va alle radici del suo viaggio terreno, il titolo stesso di questo breve romanzo, circonda di un’aura di mistero la vicenda, perché se il tempo è definito, il luogo da cui si diparte la storia appare misterioso […]“Un paese senza nome” dell’autrice Emilia Merenda ha una struttura solida: fanciullezza, viaggio, maturità, che si snoda attraverso un percorso che va alla ricerca di sé per rifondare un mondo, ecco forse è questo l’intento prioritario, quello di rifondare un mondo e da quell’orizzonte, avaro di affetti dove le uniche figure che compaiono sono o gli avventori della bottega o della tabaccheria, fluisce un nuovo mondo, attraverso un percorso obbligato che induce alla conoscenza e al riconoscimento di sé e la fuga – partenza per l’ammissione presso l’Istituto Reale di Marina Mercantile di Palermo […] I percorsi sono tanti da nord a sud, da est a ovest, i mari e le terre altrettanti: il Mediterraneo, Lo stretto di Gibilterra, l’Atlantico, la Manica, il Pacifico, il mare del nord, Pantelleria, Lampedusa, Malta, Gozzo, Napoli, la Dalmazia, Venezia, Calais, le bianche scogliere di Dover, l’Olanda, Oslo, New York, Arcangelo e il mare di Barents, il Brasile […] A conclusione della struttura circolare del romanzo -storico, psicologico e di memoria “Un paese senza nome “ di Emilia Merenda, emerge il ricordo della ragazzina ormai grande che ripenserà a quel giorno sul terrazzino di casa, alle parole del nonno alla nipote abituata a riconoscere il suo malessere anche da un lieve sospiro: “il giorno che non ci sarò più, i miei nipoti mi regaleranno il tempo, tutte le volte che si ricorderanno di me.” E dal mare sale l’odore di fritto di proustiana memoria emanato dalle polpette nell’aria, il fischio del treno, il vento tiepido che accarezza il viso e avvolge le braccia, come uno scialle di seta della bambina in gita col nonno. E il romanzo i questione è il più bel regalo del tempo ad un nonno mai spento. (Tratto dalla presentazione di Emilia Ricotti).
“Erano i primi giorni d’ottobre, la temperatura si manteneva tiepida e la permanenza all’aperto era abbastanza piacevole, ma nonostante ciò, il nonno indossava la sua giacca da camera di panno verde e un copricapo a forma di zuccotto confezionato con lo stesso tessuto della giacca. A differenza degli uomini della sua età, non aveva mai portato la “coppola”.
Durante il periodo invernale, ogni volta che doveva uscire, metteva sulla testa un cappello di feltro, mentre nel periodo estivo usava indossarne uno di paglia di Firenze. Era molto distinto e gli piaceva ancora vestire in maniera moderatamente elegante e nonostante fosse vecchio, era sempre ben sbarbato e profumato.” (Tratto dal romanzo “Un Paese senza nome”).
Emilia Merenda è nata a Palermo nel 1945 coniugata, mamma e nonna. Autodidatta di vasta cultura con due grandi passioni coltivate fin da giovanissima: la lettura e la scrittura. Nota nel settore della poesia vernacolare per gli innumerevoli attestati e premi conseguiti per la partecipazione, negli anni, a prestigiosi concorsi letterari. Alcune sue opere sono inserite in diverse antologie poetiche. Ha pubblicato nel 2014 una silloge di racconti intitolata “Il Capezzale” edita della casa editrice Kimerik di Patti, nel 2015 una raccolta di quarantacinque poesie in italiano con Urso Editore e nel 2016 il romanzo “Un Paese senza nome”, Edizioni Drepanum.

Inaugurata a Terrasini la mostra SICILIE–L’identità molteplice di Pino Manzella e ass.ne Asadin

E’ visitabile a Terrasini (PA), fino al 26 Agosto 2016, la mostra pittorica e fotografica intitolata “SICILIE–L’identità molteplice”, ospitata dalla splendida cornice offerta da Torre Alba, una delle suggestive torri costiere di Sicilia, che si eleva su una falesia di marne rosse tra Cala Rossa e Cala Bianca.

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Esposti cinquanta dipinti che rappresentano la Sicilia nelle sue molteplici sfaccettature, tutti realizzati da Pino Manzella, pittore nato a Cinisi, che ha cominciato a disegnare fin dai primi anni Settanta all’interno delle attività politiche e culturali animate da Peppino Impastato, che si svolgevano nel Circolo Musica e Cultura e poi a Radio Aut, tra Cinisi e Terrasini. Le sue inizialmente erano vignette e manifesti, negli anni a seguire la sua pittura, ricca di riferimenti letterari e messaggi da decodificare, si è fatta veicolo tra la memoria ed il presente, già attraverso la scelta di dipingere su carte antiche, recuperate dal pittore nelle bancarelle dei mercati popolari, con lo scopo di non incasellare il passato in un tempo che non c’è più, ma di trasformarlo in linfa per un futuro di cambiamento.

A queste “Sicilie” dipinte da Pino Manzella si affiancano le fotografie dei soci dell’Associazione Asadin, che si sono ispirati ai quadri, sviluppandone alcuni elementi, creando così tra dipinto e foto dei piccoli miracoli di sintonia, che non smettono mai di emozionare chi li osserva. L’Associazione Asadin, che ha curato la mostra, è stata fondata a Cinisi (PA) nel 2007 da un gruppo di fotografi amatoriali e da allora la sua attività, che si svolge principalmente tra Cinisi e Terrasini, si caratterizza per l’impegno verso tematiche rivolte alla salvaguardia del territorio, all’affermazione dei diritti umani e dell’equità sociale.

L’inaugurazione della mostra è avvenuta domenica 7 Agosto. Più di trecento i partecipanti accolti da uno dei meravigliosi tramonti che si affacciano sulla splendida costa terrasinese, nell’atmosfera davvero suggestiva di Torre Alba. Grandi emozioni hanno suscitato queste Sicilie in mostra che hanno la forza di coinvolgere e toccare le corde più intime degli isolani che vivono in prima persona il racconto dolce amaro narrato dai dipinti e dalle foto, ma anche i non siciliani che, comunque, non possono non sentire propria la storia di una terra così importante e viva in tutte le sue contraddizioni.

La serata di inaugurazione della mostra e presentazione del relativo catalogo, è stata condotta da Emanuela Schirru, sono seguiti gli interventi del Sindaco di Terrasini Giosuè Maniaci e del direttore artistico del Comune di Terrasini Vincenzo Cusumano, che hanno fortemente voluto che questa mostra, patrocinata dal Comune di Terrasini, fosse presente nella splendida location di Torre Alba finalmente riaperta al pubblico con la nuova veste di luogo di arte e cultura. E’ intervenuto poi Giovanni Impastato per Casa Memoria Impastato Edizioni, Vinny Scorsone, scrittrice e Critico d’arte, il cui testo è inserito nel prezioso catalogo, Evelin Costa socia dell’associazione Asadin ed infine il Pittore Pino Manzella, che ha concluso l’intervento dicendo che nella mostra manca una Sicilia, quella che ha dentro uno specchio dove ognuno di noi può rivedersi e riconoscersi.

Davvero grande è stato l’abbraccio degli intervenuti al pittore Manzella ed ai fotografi Asadin e tante le riflessioni e le emozioni che sono scaturite dal tema della mostra. Come scrive Umberto Santino nella presentazione del catalogo, qui c’è “la Sicilia, o meglio le Sicilie, con tutte le sue contraddizioni, con i suoi miti e i suoi stereotipi ma pure le sue semplici, quotidiane, umili e preziose speranze-certezze”. Quello delle Sicilie, sottolinea Giuseppe Viviano curatore del catalogo della mostra, “è un progetto ambizioso e complesso, e per questo affascinante, intorno a un’isola che non ha eguali […] terra di miti e di contrasti, di mafia e di antimafia, meta di arrivi e di partenze, luogo di speranze e di sogni infranti, centro di potere e di speculazioni, crogiolo e mosaico di culture, terra di conquista, di agrumi, di sale e di fuoco, teatro di pupi e di pupari, di carretti e malaffare, di mostri e di dèi…”. Non si può non rimanere affascinati da una terra come la Sicilia e da una mostra che la racconta per quella che è.

 

La mostra è visitabile fino al 26 Agosto 2016 dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 23.00, presso Torre Alba, nel Lungomare Peppino Impastato a Terrasini (PA).