Musica e Palermo, cantanti neomelodici.

Visto che siamo in “periodo Sanremo”, parliamo della musica e Palermo.

Direte, ma come si fa a capire quel è il tipo di musica più apprezzata da così tante persone? Bisogna forse entrare nelle case dei palermitani e sentire le note che si diffondono nell’aria?
In realtà è sufficiente stare per strada e seguire i vari indizi.

Gli indizi visivi sono numerosi, se si sta un po’ attenti si vedranno dei manifestini di varie dimensioni che ritraggono i cantanti più in voga. Sono dei poster colorati, dal sapore “leggermente” kitch, che mostrano personaggi sconosciuti al resto del mondo, ma famosissimi solo a Palermo.

Ragazzotti dai capelli con frangetta che copre un occhio solo e il resto dritti dietro, o con caschetto fino all’orecchio, ovvero il classico taglio “a scussunieddu” (scusate ma non so tradurre) che qui andava tanto di moda, con meches platinate e occhiali da sole, orecchino e giacca luccicante grigia e camicia aperta sul petto, coronato da un crocifisso d’oro.
Oppure sono signorine con frangette lisce lisce o con capelli buccolosi dietro, orecchini, trucco significativo e corpetti neri lucidi un pò anni ottanta.

Non mancano anche certi uomini di mezza età con pochi capelli, ma quei pochi sono lunghi, con riccioli impomatati e dipinti color biondo-mogano. Anche questi hanno la camicia aperta sul petto che a differenza dei più giovani è fortemente ricoperto da un folto vello che tuttavia non riesce a nascondere gli enormi crocifissi d’oro penzolanti da grosse catene. I nomi sono strani, tipicamente siculi, ma spesso finiscono per “y” (tanto per darsi un tono anglosassone).

Un ignaro passante non palermitano d.o.c. si chiederà chi siano questi tanto acclamati divi, i cui manifesti sono mischiati a quelli di santi, madonne e politici (che in certi casi hanno un simile look).

A questo punto basta concentrare l’udito sulla musica soave che fuoriesce dalle automobili e non ci vuole poi molto, perchè in certi casi il volume è così alto che si potrebbe sentire anche stando a casa con le finestre (vetro-camera) chiuse.
Si sentiranno parole in dialetto napoletano cantato con stile e accento palermitano e una musica che ha lo stesso effetto che provoca andare ad Ustica con l’aliscafo quando il mare è forza 10.

E’ la cosiddetta “canzone neomelodica palermitana in lingua napoletana”. In effetti è un poco strano che questi cantanti, che sono palermitani, cantino le loro storie in lingua napoletana, ma è così, e l’effetto non è sicuramente quello della straordinaria musica classica napoletana…La musica in dialetto siciliano è considerata più per un pubblico di nicchia e intellettuale.

Questi divi neomelodici cantano con voce gorgheggiante, ma ciò che è interessante è il contenuto delle loro canzoni. Questo motiva il grande successo a livello popolare di questi personaggi. Si tratta di storie di vita vissuta nelle quali molti giovani palermitani si riconoscono. Parlano di amori contrastati, di padri che non fanno uscire le figlie adolescenti, alle quali è negata la possibilità di stare con il proprio innamorato e così sono costrette a fare la fuitina, e diventare spesso madri-bambine. Parlano di carcerati, di figli di carcerati, di delinquenza, di chi è stato rovinato dalla droga, insomma tutti argomenti che chi vive in situazioni di disagio, riconosce come propri e li apprezza.

Certo questi testi non rappresentano una denuncia reale alle situazioni di cui trattano, a volte esprimono un lamento che diventa quasi una sorta di ineluttabile condizione alla quale non si può far altro che rassegnarsi. Spesso, malgrado si narri la durezza e il dolore di una vita da criminale, si finisce per mitizzare il criminale stesso, un po’ eroe, un po’ sfortunato, un po’ vittima.
Fatto è che il successo è assicurato e chi canta queste storie è sentito molto vicino al sentimento comune.

Così girando per le vie dei mercati o dei quartieri popolari, si ascolta questa musica, “la vendono” anche con appositi carretti musicali (che nel passato erano molto più diffusi), le copie pirata divagano, ma non credo sia un problema per questi cantanti, che sono richiestissimi e hanno grandi risultati di pubblico alle tante feste di quartiere che si organizzano per ogni evento religioso.
Feste in cui le strade sono illuminate da enormi luminarie, in cui la gente sgranocchia calia e semenza (ceci e semi di zucca), mangia pane e panelle, beve birra, si diverte, approfitta del momento per una rissa tra amici, si fidanza, e soprattutto canta a squarciagola insieme ai propri idoli imitandone spesso l’abbigliamento e le pettinature.

Gli unici cantanti non palermitani che hanno ricevuto un affetto simile sono stati Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo in coppia.
Quando fecero il loro concerto in piazza Politeama, io non ne sapevo nulla. Eravamo andati fuori dal centro città. Al nostro rientro rimasi sconvolta, sembrava un esodo, non capivo se la squadra di calcio del Palermo avesse vinto lo scudetto, se l’Italia avesse vinto i mondiali o se c’era il festino di Santa Rosalia. Tutte le vie erano piene di gente, famiglie con bambini e anziani, coppie, gruppi di amici che camminavano al centro della strada non curanti delle macchine che in effetti erano bloccate, c’erano bottiglie, carta, di tutto a terra, c’era euforia. La gente canticchiava ancora. Poi capii quale fosse il motivo di tutto questo…

Comunque a parte questo, nulla scalfisce il successo dei divi palermitani, nè Sanremo, nè X Factor, non coinvolgono polemiche su direttori artistici, canzoni orribili che destano scandalo, Bonolis o Baudo, nazional popolare e reality.

Qui il reality è tutto palermitano d.o.c ed è proprio un vero show!

Per senso di giustizia dico che fortunatamente a Palermo c’è una grande tradizione di musica jazz, poco conosciuta dai non cultori, ma sicuramente rincuorante!