Il mio pane più o meno palermitano fatto in casa

Il pane fresco (quello appena sfornato) a Palermo si trova sempre, anche la Domenica, quando ad ogni “cantuniera” (angolo di strada) si possono vedere dei furgoncini bianchi o delle automobili con il bagagliaio aperto, contenenti infiniti filoni di pane proveniente da Monreale o dalla Molara (borgata di Palermo), pronti per essere avvolti in un foglio di carta sottile e di color marroncino. E’ un tipo di pane diverso da quello che si trova comunemente nei forni della città, sono dei filoni più rustici, di farina di rimacino, dalla crosta spessa al punto giusto e croccante e dalla mollica morbida e giallognola; un tipo di pane che fa subito pensare all’olio (agli amanti della genuinità) o alla nutella (ai più golosi).

Rimanere senza pane quindi a Palermo e dintorni è davvero impossibile, continua

La Forneria Messina a San Martino delle Scale. Sfincione, muffolette e pane cotto a legna.

Stavo per scrivere un post su San Martino delle Scale, una frazione di Monreale a circa 550 m di altezza, poco distante da Palermo (15/20 min. in auto), luogo molto amato dai palermitani in cerca di fresco durante l’estate, di natura e di aria pulita. Un piccolo centro immerso nei boschi dove si può fare una bella passeggiata, una scampagnata nelle aree attrezzate o raccogliere verdure selvatiche, finocchietti di montagna, asparagi e origano (secondo le stagioni).

Mentre guardavo le foto bellissime di boschi, fiori e panorami, e mentre studiavo le origini storiche di luoghi quali l’abbazia dei Benedettini, mi si è aperto l’appetito (sia il mare che la montagna riescono a farmi questo effetto, ma in verità anche la città, forse il vero motivo è la mia palermitanità) e non ho potuto fare a meno di desiderare il particolare sfincione, le muffolette e il pane profumato di legna che di tanto in tanto amo gustare in un forno che adesso si è ampliato proponendo anche altre delizie gastronomiche
e una enoteca molto ricca,

che si chiama “Forneria Messina” e si trova a San Martino delle Scale, tra i boschi.
Lo sfincione di San Martino è diverso da quello di Palermo. Gli ingredienti di base sono identici (manca solo il pangrattato in superficie), ma il risultato è diverso. La base dello sfincione è una pasta diversa da quella della pizza, perchè come dice il nome stesso è “sfinciata”, termine che viene da “spongia”, quindi una pasta soffice e porosa. Il condimento è una salsa di pomodoro con abbondante cipolla, acciughe e cacio cavallo.
Lo sfincione della Forneria Messina è particolarmente buono e rustico. Questo antico forno, come dicevo, nel tempo si è esteso sia nello spazio che nella varietà della gastronomia proposta.
Piatti colmi di salumi e formaggi locali dai profumi e sapori eccezionali,

salsiccia e carne arrostita,
le tipiche muffolette (pagnotte) con ricotta, muffolette con pomodoro e cacio cavallo,

sfincioni tradizionali e sfincioni bianchi (senza pomodoro), pane cotto a legna con olio locale, sale e pepe, dolci rustici,
e il tutto accompagnato da un ottimo bicchiere di vino.
Si può gustare questa gran varietà di delizie, all’interno del locale in una veranda con una vista bellissima sulla vallata,
oppure all’esterno, in un grande gazebo in legno dove si può respirare l’aria fresca e profumata di natura.
L’atmosfera è quella tipica dei luoghi montani, ed è incredibile sapere di trovarsi a pochissimi chilometri da Palermo e dal mare, è un ambiente rilassante e rustico, dove l’accoglienza dei proprietari e del personale è calorosa e disponibile.

Si può poi digerire il tutto (perchè anche se si inizia con una sola porzione di sfincione, sarà poi impossibile rinunciare alle muffolette o ai formaggi che sprigionano tutto il loro profumo) facendo una bella passeggiata verso il piccolo centro di San Martino delle scale o alla meravigliosa Abbazia dei Benedettini (ricca di storia, arte e cultura), guardando il Monte Caputo sulla cui vetta si erge il Castellaccio (un rudere di un antico castello ricco di fascino) , tutti luoghi di cui scriverò nel prossimo post.

Il pane palermitano

For the English translation go on I love Palermo

Il pane per i palermitani è il protagonista fondamentale della tavola. E’ un cibo così sacro da essere anche stata assegnata e intitolata una chiesa ai fornai (San Isidoro Agricola “dei Fornai”).

E’ quasi impensabile mangiare qualcosa senza accompagnarla con il pane, tant’è vero che i condimenti vengono chiamati companatico, qualcosa che si aggiunge al pane, che viene prima di tutto. Ancora oggi è abitudine che alcune mamme (vedi la mia) quando la famiglia è a tavola a rassicurino i commensali dicendo : “il pane c’e”.

Negli anni nemmeno le confezioni di pane affettato che si trovano nei supermercati sono riuscite a sostituire il pane, sono comode ma nulla hanno a che vedere con il pane venduto dai panifici della città.

A Palermo il pane si mangia fresco (anzi direi caldo). E’ possibile vedere davanti ai forni, proprio all’ora del pranzo o della cena, dei capannelli di persone che aspettano, l’osservatore più attento noterà che i banconi del fornaio sono ancora pieni.
Cosa aspettano allora questi palermitani? L’ultima sfornata. Vogliono il pane caldo da far bruciare le mani. Ancor prima di arrivare a casa, di nascosto (perché non è buona educazione, ma lo fanno tutti), spezzeranno il cozzitello (l’estremità) e lo mangeranno bruciandosi la lingua ma con tanta soddisfazione.

Cosa si fa col pane che rimane? Nessuno lo butterebbe mai, sarebbe peccato mortale. Gran parte verrà grattuggiato per trasformarlo in pangrattato con cui condire o impanare (involtini di carne, pesce spada, sarde, melanzane, oppure si mischia al manzo tritato per farne polpette, o si usa per le frittate, o mischiato al cacio cavallo e al prezzemolo, per impanare la carne), il pangrattato si può anche “atturrare” abbrustolire, per condire tanti piatti di pasta (con broccoli, sarde, acciughe etc). Il pane raffermo viene affettato per farne bruschette (con pomodoro, olio e aglio), oppure la mollica viene bagnata nell’acqua o nel latte e se ne fanno polpette da friggere (per la serie non si butta proprio niente!). Il pangrattato si può conservare in frigo mischiato a foglie di alloro.

L’abitudine di mangiare il pane appena sfornato, forse nasce anche dal tipo di impasto che si usa a Palermo. Infatti questa prelibatezza croccante fuori e morbida dentro, dalle svariate forme, decorata dal cimino (sesamo), dopo qualche ora diventa gommosa e quasi immangiabile, a differenza del così detto pane di paese che più passa il tempo più diventa buono.

A Palermo il pane si trova a tutte le ore del giorno ed anche la domenica quando la maggior parte dei forni sono chiusi. Nessun problema! La domenica o nei giorni festivi, ad ogni angolo di strada ci sono i furgoncini bianchi che vendono filoni di pane di farina rimacinata provenienti da Monreale o dalla Molara, un buon diversivo (ottimi con la nutella!).

I palermitani rinunciano al pane solo un giorno in tutto l’anno, per Santa Lucia, pena il diventare ciechi (ma questa storia la racconterò il mese prossimo), comunque quel giorno ci “consoliamo” con arancine, gattò di patate, cuccia con ricotta, e la nostra vista è pure garantita!

Un tipo di pane particolare (pagnotte chiamate “cricchi”, spaccate al centro da un taglio a croce, aromatizzate con i semi di finocchietto selvatico) è quello che si fa per il giorno di San Giuseppe, portato dai fornai nelle chiese, fatto benedire e offerto ai parrocchiani.

Nei forni non si vende solo pane, ma anche pizza a taglio, sfincione,

pane con olive, dolci,
treccine (brioches intrecciate e ricoperte di zucchero) e u pani chi passuli anche detto millefoglie (brioche condite con uva passa e ricoperte di zucchero).

Il pane in più è elemento fondamentale per il famoso panino con panelle e con la milza (in seguito le ricette…) o per farlo cunsato.

Dopo aver detto tutto questo è chiaro perché a Palermo per definire una persona buona si usa dire “E’ un pezzu ri pani”.

E ora le forme più tipiche:
fino a poco tempo fa il pane si vendeva non a peso (secondo normative nazionali), ma a formato, adesso anche qui è entrata in vigore la legge!

PISTULUNI: pane di forma allungata, economico.
MAFALDA e MAFALDINA: pane di farina bianca intrecciato
TORCIGLIATO FORTE O A BIRRA: pane di farina bianca attorcigliato. Il primo ben cotto il secondo più morbido.
SIGNORINA : grosso grissino meno croccante.
PARIGINO:simile allo sfilatino.
PIZZIATO: parigino con la crosta superiore più croccante.
VASTIDDUNI: pagnotta.
SCALETTA: simile alla mafalda.(formato piccolo scalettina).
TOSCANINO: come il parigino più sottile.
SEMPREFRESCHI: di forma ovale e morbido
BOCCONCINI: piccoli semprefreschi