Crostata di “gelo di mellone” con caldo afoso

 

Cosa ho deciso di fare in una normale giornata di luglio, ore 15 circa, temperatura all’ombra di 35 gradi (in cucina, di 50 gradi), umidità a livelli

inimmaginabili?

 

Preparare uno dei miei dolci preferiti: la crostata di “gelo di mellone” . continua

Caldo e simil pesto alla pantesca.

Con questo post partecipo al contest “Che pesto ti frulla?”

E’ difficile scrivere qualcosa di sensato con questo caldo asfissiante.
Priva di condizionatore, invenzione miracolosa, emanatrice di frescura artificiale, che ha forse contribuito a cambiare la percezione del caldo, ma che in momenti di crisi da arsura aiuta a resistere, non trovo facile stare davanti al computer.

Ricordo quando ero piccola ed ancora questi “strumenti del finto fresco” non erano diffusi nelle case. In quel caso le soluzioni erano le seguenti: andare al mare, ma bisognava stare sempre in ammollo, perchè dopo pochi minuti in spiaggia le insolazioni erano assicurate. Altra soluzione, bagnare dei panni e metterli sulla fronte, nel mentre tenere i piedi in acqua fredda (ricordo davvero delle giornate così…), infine andare all’UPIM o alla STANDA. Ai tempi non c’erano i centri commerciali, i tanto amati “giganti omologatori” dove si va per risparmiare ed alla fine ci si ritrova con i carrelli pieni di nulla. Quando ero piccola al massimo c’erano i “grandi magazzini”, ed il motivo principale che spingeva (almeno noi) ad andarci era il fresco. Mia madre diceva : “Andiamo a prenderci un po’ di “aria confezionata”!!”. Poi quando uscivi la sensazione di caldo umido era terribile, ma per un po’ si respirava.

Andando avanti negli anni un po’ in tutte le case hanno cominciato a troneggiare i condizionatori, rumorosi come aerei in fase di decollo, grondanti di acqua distillata (ne ho usati litri e litri, raccolti pazientemente in bidoncini, per stirare lenzuola e asciugamani del mio b&b), ormai indispensabili, c’è chi li usa con moderazione e solo nei giorni più terribili, tenendo la temperatura non troppo bassa, per scongiurare raffreddori e reumatismi, c’è chi li tiene accesi 24 ore su 24, perchè questi strumenti creano dipendenza, spingono a rimanere rintanati in casa e ad evitare ogni luogo esterno. Sarà per questo che porto avanti una sorta di resistenza anticondizionatori, insomma a parte le camere del mio ex b&b che logicamente ne erano dotate, in casa mia non ci sono i condizionatori, nemmeno adesso che vivo in una campagna assolata . Mi ritrovo così con le serrande abbassate a cercare la frescura naturale che non c’è, a passare notti semi insonni, pensando che prima o poi anche io cederò al fascino della tecnologia!

Tutto questo preludio per dire semplicemente che il caldo mi ha reso difficile scrivere un post!

Ma adesso andiamo al cibo…

Ho preparato un altro pesto, perchè in estate non c’è niente di meglio che un piatto fresco e profumato.

Volevo fare un pesto alla pantesca (la versione che si prepara nella bella isola di Pantelleria), ma tra tante ricette trovate su internet mi sono confusa ed alla fine ho realizzato questo pesto usando i prodotti del mio orticello
e altri ingredienti tipici siciliani, tra cui i capperi di Pantelleria. Quindi alla fine ecco un simil pesto pantesco fatto da me.
Ingredienti:
4 pomodori, basilico, prezzemolo, uno spicchio d’aglio, pinoli, mandorle, olio evo (mezzo bicchiere), una manciata di capperi sotto sale (precedentemente tenuti in acqua), 2 cucchiai di caciocavallo (formaggio stagionato) grattugiato, sale, peperoncino.Preparazione:
Spellare i pomodori, togliere i semi e farli scolare, poi tagliuzzarli (io li ho grattugiati), tritare basilico e prezzemolo. Togliere il germoglio interno all’aglio, sciacquare bene i capperi. Come sempre la tradizione richiede di passare tutti gli ingredienti al mortaio,
foto illusoria (subito dopo ho frullato tutto)
la lagnusia (pigrizia) invece vuole che tutto venga frullato (la tecnologia ha i suoi vantaggi!).
Condire con questo ottimo pesto
un buon piatto di spaghetti
e cercare un posto fresco dove assaporare il tutto!

 

Aggiornamenti: il caldo, l’orto, la compostiera e la rubrica su blog di cucina

Qui l’estate è già arrivata, l’aria è calda, il sole infuocato. Ci eravamo riproposti di fare qualche lavoretto di manutenzione, tra cui il più impegnativo, riverniciare tutte le ringhiere di ferro ormai cotte dal sole, lavoro più volte rimandato, prima per due gocce di pioggia, poi per il vento, ed ora? E’ arrivato il caldo afoso… o forse è solo “questione di lagnusia”, ma la povera inferriata dovrà aspettare un po’, esisterà una stagione adatta per riverniciare?

Speriamo che il caldo giovi invece al nostro orticello che continua a svilupparsi. E’ una specie di miracolo vedere delle piantine microscopiche

crescere giornalmente.

Fioriscono

e promettono di darci qualche frutto.
Soprattutto sono incredibili le piante di pomodoro,

alte tanto da richiedere un cannucciato fatto con delle canne raccolte nella spiaggia di San Cataldo e intrecciate con perizia dal nostro caro cugino esperto in ortaggi aiutato da Massimo, e sotto il mio sguardo attento (insomma ammetto che mi sono limitata solo a guardare).
Non so perchè ma mi sono innamorata di questa rete di canne intrecciate, reminiscenze infantili, avrei voluto costruire una capanna, una palafitta, una zattera (quelle dei naufraghi in un’isola, non quella dei famosi però, please!), una cesta, una casetta su un albero…
Mi sono accontentata del sostegno ai pomodori alla fine!
Le piante che soffrono maggiormente sono quelle di melanzana e peperoni perchè non ricevono molti raggi solari e rimangono un po’ rachitiche, speriamo bene!

La pianta di cetrioli invece cresce ed io la osservo con sospetto,

perchè i cetrioli proprio non li digerisco, avrei preferito delle belle melanzane da friggere in padella, quelle si che il mio stomaco le apprezza!

Dopo le evoluzioni dell’orto, quelle della compostiera che ancora esiste. Contro ogni mia previsione iniziale, io continuo imperterrita a dividere l’umido e buttarcelo dentro triturandolo prima, questo significa che non è mai troppo tardi per imparare e fare qualcosa, per impegnarsi ad essere più civili, purtroppo la situazione immondizia è molto grave, e adesso il caldo peggiorerà le cose. Io ho visto che grazie alla compostiera ho ridotto tantissimo la produzione di rifiuti (almeno della metà), è pure utile per chi non ama andare a buttare l’immondizia, si riducono di tanto i viaggi dotati di sacchetto maleodorante verso i cassonetti puzzosi.

Purtroppo da un po’ non ho la macchina fotografica e quindi mi sarà difficile far vedere le tante bellezze che ci circondano, un consiglio però per chi è in zona, il primo è visitare Carini, dove c’è il bellissimo castello (quello della baronessa di… Carini, ovviamente!) e poi la pineta di Balestrate (vicina ad una bella spiaggia anche se molto affollata), dove però non c’è nemmeno un pino, ma tanti eucalipti (ma perchè allora la chiamiamo pineta? misteri nostrani). Magari mi faccio prestare una machina fotografica e faccio un post su questi posti!

Ultima cosa, e già chi ha avuto la pazienza di arrivare a leggere tutto ciò meriterebbe un premio! Sulla rubrica “Sicilia in tavola” su blog di cucina è stato pubblicato un nuovo post su un dolce tipico di Terrasini. Mi sono appellata a tutti i blogger siciliani per arricchire la rubrica che curo, mi piacerebbe che non ci fossero solo le mie ricette palermitane, ma anche quelle di altre città della Sicilia e così rinnovo il mio appello anche qui, mandatemi via mail le vostre ricette tipiche (con foto) che io presenterò con una introduzione e certamente citerò la fonte di provenienza. Ho già avuto delle adesioni e la prima incredibilmente mi è arrivata proprio da una blogger di Terrasini, Fabiola, troverete quindi su blog di cucina la sua ricetta presentata da me!

Infine, ecco qui un piccolo nido che abbiamo involontariamente trovato tra le piante rampicanti,

abbiamo cercato di non disturbare e così la mamma capinera ha continuato a curare le sue uova
che ora sono diventate dei piccoli uccellini che crescono bene, che bella la natura!