Diario da un b&b. Piacevoli incontri.

Mi è difficile raccontare dei nostri ospiti.
I motivi sono diversi.

Primo non vorrei che sapendo che scrivo di loro, si sentissero troppo osservati e analizzati da una blogger amante della narrazione. Secondo perchè in sei anni sono stati tanti e tutti molto preziosi ed è difficile scegliere tra persone così interessanti e speciali. Terzo, per una questione di timidezza; parlare dei nostri ospiti significa anche parlare di noi, del nostro modo di relazionarci, della nostra vita, di aspetti positivi ed a volte anche di lati “imbranati” come quando parliamo in inglese sicilianizzato o quando non sappiamo rispondere a delle domande, inventiamo e poi confessiamo, etc. Quarto, perchè pur avendo iniziato a scrivere su questo blog proprio con l’intento di raccontare della vita da “bedandbreakfastari”, come scritto nell’intestazione, alla fine è stato per me inevitabile e naturale scrivere soprattutto della Sicilia e delle sue tradizioni. Quinto perchè pur essendo per noi molto interessante vivere la vita in un b&b, gli incontri casuali con gente così diversa e proveniente da tutto il mondo, non so se lo sia per chi legge.

Però ci sono momenti in cui si decide che malgrado tutto bisogna cominciare, oppure accade qualcosa e ti viene voglia di parlarne. Ed è così che oggi mi imbatto in questo nuovo post.

Incontri. Sempre casuali. La nostra vita è così. Suona il campanello, chi sarà sta volta? Una e-mail o una telefonata dicono tanto, ma mai quanto la conoscenza reale.
Saranno soddisfatti del b&b? saranno turisti felici e curiosi? Saranno giovani o anziani? Faremo una buona impressione?
Apprezzeranno il bagno?l’abbiamo “ristrutturato” noi due appena qualche giorno fa, pitturando in un momento di follia, con un caldo siculo da paura, con mio successivo sfogo allergico, non solo le pareti, ma anche le piastrelle (dotati di cementite, ducotone, vernice etc) con un colore blu nave ad effetto traghetto e arredandolo con i miei acquerelli (e so che in bagno si ha il tempo per apprezzare le cose, forse anche la mia arte…).

Ed è così che giorni fa, abbiamo conosciuto una coppia di spagnoli che sono stati a casa nostra per una settimana, ed è stata una piacevole compagnia.
Sempre allegri, curiosi, tra mille domande, hanno girato mezza Sicilia e li abbiamo un pò aiutati.
Le nostre chiacchierate sempre durante la colazione. Questo è un momento speciale per noi. Ci applichiamo nella nostra “psicologia da b&b” per capire come impostare questo momento.

Dopo aver preparato la tavola (Massimo lo fa con una perizia magistrale, quasi artistica), e comprato (sempre Massimo) brioscine al cioccolato, panini freschi ricoperti di sesamo, treccine ricoperte di zucchero, biscottini tipici (le reginelle), etc, entriamo in cucina e prepariamo caffè, latte, the (insomma le bevande calde), e lì cerchiamo di capire se gli ospiti hanno voglia di chiacchierare o di stare da soli. In questo caso dopo aver servito le ultime cose, con un bel sorriso ci congediamo, dicendo che se serve qualcosa, noi siamo nella stanza adiacente, e poi quando hanno quasi finito torniamo per sapere se necessitano di informazioni o altro.

Nel caso in cui (ed è il più delle volte) mentre prepariamo il caffè, coinvolti forse dal rumore familiare della moka, cominciano a farci domande, a raccontarci le loro giornate, rimaniamo con loro intrattenendoci in piacevoli conversazioni che hanno una variabile durata…
Gli argomenti sono infiniti, sicuramente partono dal caffè italiano e dalla sua preparazione, e poi subito Palermo, le sue bellezze da scoprire, il cibo tipico (pane e panelle, panino con milza, caponata, pasta con sarde, dolci etc), consigliamo i locali dove andare, gli autobus da prendere, i monumenti, poi c’è la Sicilia in generale, e qui ricerche e telefonate per i pulmann per Agrigento, Erice, Catania, perchè è sempre preferibile evitare il treno in Sicilia (ore e ore di viaggio). Poi si comincia a discutere dei modi di fare e di essere dei siciliani e dei palermitani, perchè per tutti è inevitabile l’argomento traffico, ospitalità, mafia, antimafia etc.

La discussione si fa ancora più particolare quando, soprattutto gli ospiti stranieri, ci chiedono della situazione politica italiana, perchè all’estero certe situazioni suscitano reazioni che vanno dalla ilarità, alla curiosità, allo sdegno. Altri argomenti vanno dalla religione (sempre gli stranieri sono incuriositi dal rapporto Stato-Vaticano), alla musica, all’arte. Altri ci raccontano di loro, come se fossimo esperti psicologi, ed altri riescono a farci parlare di noi (sta volta sono loro i gli analisti in erba), e poi ci sono momenti esilaranti, alcune volte è successo che Massimo abbia raccontato in italo-siculo- inglese delle barzellette (non so proprio quale strano meccanismo abbia fatto scattare ciò e come ci riesca), e gli ospiti magari Inglesi d.o.c. hanno riso e ripetuto battute in perfetto siciliano. Abbiamo mimato quando non trovavamo le parole (e non è facile imitare la milza senza vedere occhi sgranati guardarci con sospetto), abbiamo riso, pensato, condiviso.

Altre situazioni quando i nostri ospiti sono famiglie con bambini, in questo caso ci ritroviamo il tavolo della cucina ripieno di fogli per disegnare, colori, i nostri giochi ed i loro, intenti a disegnare e giocare. Due bambini olandesi e un’altra volta due Danesi ci hanno insegnato le parole nella loro lingua, con altri abbiamo giocato parlando in inglese (e con i bimbi e ancora più difficile). Non dimenticheremo mai, tra gli altri, Shannon e Connor del Kent,

disegno di Connor (all’epoca 6 anni)

il piccolo Andrei, il piccolissimo Ettore che aveva appena tre mesi (il più piccolo dei nostri ospiti), e poi c’è Ilaria che è praticamente cresciuta con noi (la conosciamo da quando aveva quasi due anni, ora ne ha cinque ed insieme ai genitori viene spesso a trovarci) e rimane sempre la nostra principessa e mascotte del b&b.

Ma dopo essermi dilungata in questo, ritorno agli spagnoli con cui tanto a lungo abbiamo parlato, loro amanti della lingua italiana, adoravano ascoltarci parlare, conoscitori del cinema neorealista e di Nanni Moretti. Apprezzavano come noi il film Terra e libertà, ridevamo insieme delle versioni spagnole delle canzoni italiane di Pausini, Ramazzotti, Nek, o di quelle di Julio Iglesias, e della nazionale Raffaella Carrà, icona anche da loro… abbiamo parlato di Mister B, Zapatero etc. Tra risate e non solo! Adesso sono partiti e devo dire che come spesso accade sentiamo la loro mancanza!
Ma se devo essere sincera, ci siamo a volte anche commossi per certe partenze…

Le ultime due ospiti invece ci hanno riservato una bellissima sorpresa. Sono state una sola notte, e dopo una bella chiacchierata a colazione, ci hanno detto che il nostro b&b era stato loro consigliato da una collega di lavoro, Stephanie.
Ma come non ricordarci di lei e di Erika che furono tra le prime ospiti di almeno 5 anni fa! Delle giovani francesi con sangue spagnolo, trapiantate in Inghilterra. Sono state a Palermo per molti giorni e con loro quasi per magia è scattata l’amicizia.
Noi stiamo abitualmente con gli ospiti solo a colazione, per una questione di indipendenza reciproca. E’ giusto che gli ospiti si vivano la loro vacanza in totale libertà, noi offriamo un servizio e la nostra disponibilità, il b&b è condivisione, ma non vivere insieme. Sarebbe impossibile anche per noi.
Ma nel caso di queste due ragazze abbiamo fatto uno strappo alla regola!
Quanti ricordi, canzoni cantate insieme, un pane con la milza ad Isola delle femmine, una cena francese preparata con insistenza da loro.
Mentre le due nuove ospiti ci facevano quel nome sono scattate immagini, sorrisi, musica, ricordi, abbiamo ritrovato la bottiglia di Corvo Oniris che abbiamo bevuto insieme (che ancora conserviamo, inguaribili romantici!), le foto scattate ad Isola, il messaggio sul nostro primo guest book. Canticchiavamo a voce bassa le canzoni di Mina, Dalida, “Que reste t il de nos amours”, è stata davvero una bella sorpresa.

Palermo 5/08/2004
It’s such a pleasure to know you! I took a lot of pleasure talking with you, exchanging ideas about “nuestro sueno”. Thank you for the beautiful table at breakfast, for not waking us up in the morning because we were late for breakfast!
You made Sicily even more beautiful and A-M-A-Z-I-N-G…
“Mireille Mathieu, Catherine Deneuve, Les jeux sont faits, rien ne va plus, que reste –t- il de nos amours, parole parole parole,…” my memories of Sicily, Agave b&b, Massimo and Evelin, will be full of French and Italian songs, Spanish songs (Me gusta… me gustas tu…)
Mi piacce il panino con milsa nella spiaggia di Isola delle Femine, mi piacce il panino con panelle, mi piacce Monreale, mi piace te voi.
Mi piacce Mina, Dalida, Julio Iglesias, Mi piace Massimo quando canta in Italiano con Evelin, Mi piacete voi.
Mi piace Sicilia, la calore, il sole, Palermo, i palermitani, la caponata, la birra, ilCorvo, mi piacete voi.
You are amazing people who do not fear to love and to give to others and that is why you are so special to me. I fell that I have travelled a lot through our conversation. I am glad to know you.
Let’s keep in touch and please come to England to see me: to Stephanie’s home!
Muchos besos

Stephanie

If I write a short story, I will sendt it to you!
Very dear Massimo and Evelin.
Sicily couldn’t have been the same if we had no met you.
Everything you gave us was done with sincerity and simplicity and it was a real pleasure to spend those mornings and evenings with you two (even if I sleep like a cat and that most of the time it was Stephanie who stayed up late and telled and telled…).
I don’t speak a lot but I loved listening to your stories, you are real and passionate people, you’ve got dreams, you live your life intensely and you share all that with your guests and that make our holidays so special and unforgettable.
I will definitely keep in touch with you and send you news from this cold country I live and you’ve got to come to.
Thank you for your generosity, your kindness, your amazing hospitality, your crazyness.
Erika XXXXXX

Ecco, forse un po’ presuntuoso pubblicare due fra i nostri più positivi messaggi… Ma loro come altri ospiti che abbiamo nel cuore meritavano un post!
Comunque non credevo che nel ricopiarli mi sarei emozionata tanto!
Ci rivedremo un giorno!

p.s. spero presto di poter scrivere anche di altri fantastici ospiti.

Guestbook

I nostri guest books sono tra i doni più preziosi che abbiamo. Di tanto in tanto li rileggiamo e ricordiamo i nostri carissimi ospiti. Ci ricordiamo i bei momenti trascorsi in questi anni. Ci ricordiamo delle chiacchierate, spesso profonde, fatte la mattina durante le colazioni. Gli svariati argomenti, le risate fatte insieme, (anche con barzellette raccontate in inglese maccheronico), l’entusiasmo in chi approcciava per la prima volta a Palermo, la curiosità dei tanti nel conoscere le tradizioni e le usanze. Lo stupore di chi osservava delle stranezze oppure delle ritualità per noi normali, ad esempio i tanti sposi in posa davanti ai monumenti, le case ancora bombardate, la gente sempre in strada a tutte le ore del giorno e della notte, il traffico pazzesco, i monumenti, i ricchi mosaici, le luminarie ornamenti durante le tante feste di quartiere.
C’era anche chi trovava delle similitudini con le loro città, chi ci faceva tante domande e non sempre era facile trovare delle risposte, chi parlava di politica, chi di arte, chi ci parlava di sé.
E poi tanti bambini che si divertivano con poco e che ci facevano rallegrare. Chi ci raccontava quello che aveva fatto il giorno prima e chi più timido parlava meno, ma esprimeva con lo sguardo la sua contentezza nel conoscere Palermo.
Ci siamo umanamente arricchiti tantissimo con i nostri ospiti, e tutti, con le loro differenze ci hanno lasciato qualcosa. Siamo sicuri che la Sicilia ha lasciato in tutti un bel ricordo.

Qui abbiamo pubblicato alcune immagini dell’ultimo guestbook, ma prossimamente ne metteremo altre

Un incontro gastronomico

Da quando abbiamo iniziato la nostra attività di b&b ci è sempre piaciuto dare informazioni ai nostri ospiti sulla città di Palermo. Ci piace raccontare le usanze e le tradizioni, indicare itinerari per girare la città e visitare i monumenti più belli, i mercati storici, ma anche curiosità e posti non indicati nelle guide. Tra le cose più importanti da fare a Palermo, c’è il gustare la nostra buonissima cucina. Dalla rosticceria, ai tipici panini con panelle o con milza, ai piatti più tradizionali come la pasta con le sarde o ca ‘nciova, la caponata di melanzane, il pesce fresco, fino ad arrivare alla buonissima pasticceria. Così abbiamo tantissimi posti da consigliare dove gustare questi piatti per conoscere più a fondo l’essenza e la filosofia di questa città.
Una tappa fondamentale dove ormai quasi tutti i nostri ospiti si fermano è la antica trattoria del Monsù (che prende il nome dagli antichi cuochi francesi).
Siamo “arrivati” a questa trattoria per caso. Degli amici ce ne avevano parlato bene, ma noi non l’avevamo mai provata. Un giorno di alcuni anni fa, un ospite argentino arrivò da noi entusiasta dei piatti assaggiati, ne era rimasto veramente colpito, e così da allora cominciammo a consigliarla a tutti, ci mandammo anche degli amici toscani buongustai, ma soprattutto parenti palermitani doc, e tutti concordarono nel giudizio più che positivo. Noi però non eravamo ancora riusciti ad andare.

Un giorno però il Monsù arrivò direttamente a casa nostra.
Il titolare Giuseppe (a destra nella foto), ci venne a visitare, per conoscere “quei due” che indicavano con entusiasmo la sua cucina. A questo punto la voglia si fece sempre più forte e finalmente insieme a dei nostri amici siculo-laziali ci andammo. Da allora ci siamo innamorati di questa trattoria. Il cibo è cucinato come farebbero le migliori nonne palermitane, sono fantastiche la pasta ca’nciova, la norma, il sugo di salsiccia, l’insalata mista, la fritturina di calamari e insuperabile è la caponata.
Questo incontro casuale è stato un incontro fortunato, per noi e per i nostri ospiti che continuano ad essere soddisfatti.

Passeggiata al Capo

L’altra mattina abbiamo fatto una bella passeggiata al Mercato del Capo con la nostra amica Judy.
Questo mercato storico è quello che noi preferiamo, abbiamo attraversato la strada principale entrando da Porta Carini, in cui si vendono soprattutto generi alimentari e prodotti tipici. Il mercato poi si dirama in alcune traverse (cambiando genere, si trova abbigliamento, tendaggi, casalinghi) che in qualche modo, lo collegano agli altri famosi mercati storici di Palermo (la Vucciria e Ballarò).
Al Capo si respira fortemente l’essenza di Palermo, i contrasti, la bizzarria, l’arabo, il paganesimo cattolico, la sporcizia e i profumi speziati, il barocco…
Ci sono piccole «putie » (negozi) coperte da tendoni dai colori sbiaditi e arredati al loro interno con lampadari dorati e con finti cristalli che penzolano , imitazioni popolari di quelli che si trovano nei palazzi nobiliari. Foto di santi e madonne, affiancate a quelle dei cantanti neomelodici o dei calciatori del Palermo inseriti in cornici decorate dal gusto un pò kitsch .
Ci sono panifici che mantengono ancora i banconi di marmo di tanti anni fa. Bancarelle ricche di frutta e ortaggi disposti ad arte. I colori sono quello che più colpisce, associati con gusto e allegria. Bellissimi i banchi con le olive, con il loro profumo stimolano l’appetito, ci sono quelle nere carnose, quelle piccole acciurate, le verdi condite con aglio e origano e quelle fresche schiacciate. E poi si trovano spezie di ogni tipo, sacchettini ben disposti colmi di zafferano, « uva passa e pinoli », (ingredienti tra i più usati nella nostra cucina), e mazzetti di origano che sprigionano il loro caratteristico aroma.
Poi paccottiglia di ogni genere, ceramiche, bottiglie , barattoli…
Inquietanti i banchi della carne, sovrastati da grossi uncini a cui sono appese le carcasse di ovini e bovini che diverranno cibi prelibati. Affascinanti quelli del pesce, coperti di lastre di ghiaccio e alghe e colmi di pesce azzuro, calamari violacei, grossi pescespada, ma anche piatti pronti tra cui i buonissimi involtini, l’insalata di mare, e soprattutto le sarde a beccafico.
Passeggiando abbiamo raggiunto una buona pasticceria, affiancata dal laboratorio « aperto al pubblico ». Il dolciere molto gentile ci ha fatto vedere come preparava la frutta martorana, ci ha dato la ricetta ( 1 kg di farina di mandorle, 3 di zucchero, 1 mandorla nera, acqua) e ce l’ha fatta assagiare. Poi abbiamo raggiunto il chioschetto in stile liberty, dove si può gustare ancora l’aqcua cu zammù (gocce di anice) e dove preparano ancora l’autista (mix di sciroppi di agrumi, succo di limone, selts, e bicarbonato) bevanda digestiva, utile dopo aver gustato la cucina palermitana.
Imbattibile per la sua particolarità comunque rimane, all’ingesso del Capo, il venditore di frittola, col suo paniere misterioso, coperto da una mappina (tovaglietta) quadrettata, in cui introduce la mano ed estrae un pugno di grassi di maiale fritti nello strutto che ripone nella mano del coraggioso cliente, protetta da carta oleata.
Al Capò si respira la Palermo di un tempo e di oggi, si sente parlare un dialetto quasi incomprensibile, si trova la gente comune cha fa la spesa provando a risparmiare, i venditori sono spesso accoglienti e come delle vere star si fanno fotografare esponendo la propria merce con orgoglio, si può essere anche colpiti dalla confusione e da una certa diffidenza, ma sicuramente visitarlo e scoprirlo è un’esperienza da non perdere.
(foto di Jean-Luc Moreau)

Gastronomia e cultura

Palermo è una città ricca di cultura e di contrasti, girando il centro storico si è subito colpiti dall’accostarsi di opulenza e degrado. Viali lussuosi, vetrine eleganti, palazzi nobiliari si incontrano quasi con indifferenza con i vicoli poveri, case diroccate e palazzi che portano ancora i segni dei bombardamenti frutto della seconda guerra mondiale.
A Palermo si fondono con una perfetta ed affascinante armonia stili differenti, città e terra di conquista, odierno risultato delle continue occupazioni di popoli diversissimi che si sono succeduti e che hanno lasciato il segno del loro passaggio, nel dna della gente e nelle strade. Chiese barocche, palazzi normanni, cupole arabe, mosaici bizantini, balconi in stile liberty etc, offrono visuali e scorci inebrianti.
Qual è la vera essenza di questa città? E’ difficile scoprirlo, ci sono troppe contraddizioni, forti contrasti. E’ una città misteriosa, indecifrabile, attrattiva, profumata, ma a volte pungente, respingente. Forse sta in questo il suo facino, è come il profumo dei suoi cibi, che fuoriesce dagli appartamenti o che si incontra passeggiando tra i vicoli dei mercati. Un profumo intenso, che ricorda quei sapori particolari, quegli accostamenti strani, l’agro e il dolce, la frittura, le spezie, gelsomino e cannella…
E se le persone sono quello che mangiano, è veramente un’ impresa scoprire cosa sono i palermitani, a voi il divertimento!
E l’elenco di pietanze sotto riportate è solo un piccolo assaggio della variegata cucina palermitana, alcuni sono cibi che si trovano nei mercati, venduti dagli ambulanti, altri sono piatti che si trovano sulle tavole delle “migliori famiglie palermitane”, altri sono sapori quasi scomparsi, forse alcuni giovani non li hanno mai assaggiati, e solo i più tradizionalisti li gustano o li ricordano ancora.
Se vi interessa avere la ricetta di questi piatti, fatemelo sapere.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza mia madre, Emilia Merenda, poetessa e narratrice in dialetto siciliano, cultrice appassionata delle tradizioni palermitane.

ANTIPASTI e STREET FOOD (cibo da strada)

Carduna, vrocculi e cacocciuli a pastetta: cardi, cavolfiore e carciofi in pastella lievitata e fritti. Si trovano anche nelle tante friggitorie, soprattutto nei mercati.
Muffuletta: pagnotta di pane condita con olio e acciughe salate(tradizionalmente si mangia il 2 di Novembre, giorno in cui si commemorano i morti)
Polpette di patate: Purea di patate con formaggio grattugiato, mollica di pane, prezzemolo uova e dopo averne formato delle polpette vengono fritte nell’olio.
Frittola: residuo delle parti grasse del maiale, abbrustolito e fuso, per ricavarne lo strutto( SAIMI). Si usa farcirne il pane. Lo vendono gli ambulanti e lo portano dentro ceste di vimini, ricoperti da una tovaglia (mappina) per mantenerla al caldo.
Pane ca meusa: Milza o pane con la milza. Oltre alla milza vengono aggiunti polmone e trachea bovini (cannaruozzu ) lessati e poi fritti nello strutto. Si farciscono i panini, dentro i quali si può aggiungere una semplice spremuta di limone, oppure cacio cavallo grattugiato o ricotta fresca; la prima maniera viene detta SCHIETTA, l’altra MARITATA.
Stigghiola: interiora d’agnello o bovino, arrotolate a spiedi e arrostiti da venditori ambulanti. Vengono venduti e consumati per strada.
Sfinciuni: pasta di pane lievitata ed infornata, condita in superficie con salsa di pomodoro, cipolle, acciughe salate e pezzetti di cacio cavallo e in superficie spolverizzata di pan grattato. Lo vendono anche gli ambulanti per le strade che lo pubblicizzano abbanniando “canti” ormai diventati “famosi”. Il testo è : “è beddu cavuru, u sfurnavu uora, chi ciavuru” ossia “ è parecchio caldo, l’ho sfornato ora, che profumo”.
Aregna cu’ l’arancia: aringa salata con arancia olio e sale, la parte migliore l’uovo del pesce.
Alivi bianchi cu’ l’accia: olive verdi con sedano olio e aceto.
Pumaroru a stricasali: pomodoro col sale.
Caciu cavaddu all’argintiera: cacio cavallo fresco fritto e condito con aceto e origano.
‘Nzalata mista: fagiolini, pomodori, patate lesse, cipolla infornata o cipolla rossa.
Canazzu: peperonata con cipolla peperoni, melanzane patate, pomodoro, cotti senza essere fritti.
Milincianeddi ammuttunati: piccole melanzane ripiene d’aglio, menta e cacio cavallo in salsa di pomodoro.
Ficatu di setti cannola: zucca rossa fritta con aglio in agro dolce, che imita il fegato di vitello e prende il nome da un antico quartiere di palermo (sette cannoli).
Patati a spizzatinu: patate a dadini in umido con cipolla, zafferano e prezzemolo.
Pizzami: in origine erano rimasugli di salumi vari e formaggi.
Favi a cunigghiu (chi giri e spicchi d’aglio): fave secche con bietole
Vrocculo assassunatu o affucatu: cavolfiore stufato con aglio
Giri assassinati: bietole stufate con aglio
Babaluci cu’ l’agghia: lumachine condite con aglio e prezzemolo.( Si mangiano rigorosamente per strada durante il Festino di Santa Rosalia).
Babaluci a picchiu pacchiu ( crastuna): Lumache grosse condite con pomodoro pelato e aglio.
Pani cunsatu: pane caldo, condito con olio sale pepe. Con la variante di cacio cavallo e acciughe salate.
Pani cottu: dadini di pane raffermo cucinato lentamente in olio e aglio o con salsa di pomodoro.
Fasola bianchi cu’ l’accia: fagioli cannellini in brodo con sedano.
Caponata: melanzane fritte condite con sedano, olive, capperi e cipolla e con una particolare salsa di pomodoro dal gusto agrodolce.

 

PRIMI PIATTI

Pasta chi vrocculi arriminata: pasta (bucato) con cavolfiore in umido, uva passa, pinoli e zafferano. (passulina e pignoli e zafarana).
Pasta ca ‘nciova e a muddica atturrrata: pasta (margherita) condita con salsa di estratto di pomodoro (astrattu) con acciughe sciolte nell’olio, uva passa e pinoli e mollica abbrustolita.
Pasta ca ‘nciova bianca ( a palina): margherita con salsa di acciughe salate o fresche e gli stessi ingredienti di prima e al posto della salsa, lo zafferano.
Pasta chi sardi: pasta (bucato) con sarde, finocchio selvatico, uva passa, pinoli. E’ uno dei piatti più famosi della cucina palermitana, si mangia per la festa di San Giuseppe e quando è facile trovare le sarde fresche e soprattutto il finocchio selvatico.
Pasta chi tinnirumi: Minestra di foglie di zucchina con pasta spezzettata (margherita) con aggiunta di picchiu pacchiu e aglio (pomodoro pelato).
Lasagna riccia cuì sucu e a ricotta: lasagne strette con un lato arricciato condite con sugo di salsiccia e ricotta fresca.( per i morti)
Pasta cu’ maccu: pasta con purea di fave secche o piselli ( maccu ) (con la variante: raffreddata tagliata a tocchi o a striscioline, passata a uovo e mollica e fritta in olio bollente )
Picciriddi chi linticchi: pasta formato ditalini a minestra con lenticchie
Anelletti o furnu: timballo di pasta formato anellini, condito con ragù, piselli, melanzane fritte, ed uovo sodo. Si mangia durante le scampagnate o le gite al mare.
Pasta chi sparaceddi assassunati: pasta con broccoletti saltati in olio d’oliva e aglio

Pasta chi fasola ‘ncirati: pasta con i fagioli freschi

SECONDI:
Quarumi e trippa a livitana: Interiora di bovino in brodo o cucinate in umido con pan grattato.
Capuni apparicchiatu: pesce azzurro fritto e condito in salsa agrodolce, con capperi e olive
Testa di caprettu cunzata: testa d’agnello lessa e condita con olio limone e prezzemolo.
Caprettu aggrassatu: agnellino in umido, con patate.
Brociolone: fesa di vitello farcita con pizzami, mollica abbrustolita, passolini e pinoli uova sode, arrotolata e poi ‘ngranciata (arrosolata) e cotta nella salsa di pomodoro e successivamente afffetttata, con contorno di piselli. Si mangia per le festività (tipo pranzo di Natale).
Frittata arrotolata: ( frocia ammugghiata )
Frocia chi ciuri di cocuzza: frittata con i fiori di zucca
Cutini: cotenne di maiale cotte nel sugo di pomodoro
Polpette di sarde: sarde diliscate impastate con uovo formaggio menta. Dopo averle ridotte in polpette, vengono fritte e poi tuffate nel sugo di pomodoro.
Tunnina: tonno fresco cucinato in diversi modi, il più comune fritto in padella (surra ) la parte pù grassa .Cucinato a sfincione e ammuttunatu,.La parte meno pregiata ( busunagghia ) molto scura, si cucinava al sugo.L’uovo del tonno viene salato e mangiato in svariati modi, mentre il pezzo che contiene la parte riproduttiva del maschio ( lattumi ) s’infarina e si frigge.
Vuopi fritti ca’ cipuddata: vope con la cipolla, (appartenenti alla famiglia dei pesci azzurri, infarinati e fritti e conditi con usa salsa in agro-dolce e cipolle affettate)
Nunnata: Neonata di pesciolini se ne fanno frittelle .
Sarmurigghiu: (salmoriglio) intingolo o salsina composta da olio, succo di limone, sale e pepe, origano, prezzemolo tritato e un po’ d’aglio. Si riscalda a bagno-maria e si condiscono i pesci grigliati.
Mussu: cartilagini, muscoli, parti callose appartenenti al muso del maiale o del bovino, accuratamente lessati e venduti per farne insalate.

DOLCIUMI

Scacciu: mandorle, noci, nocciole secche, castagne sgusciate ( cruzziteddi ) e con essi si farcivano i fichi secchi.
Calia e semenza: ceci e semi di zucca rossa. Li vendono gli ambulanti e si mangiano per strada, durante le feste o le passeggiate domenicali, gettando rigorosamente le bucce a terra.
Petra fennula: confetti e mandorle secche, in glassa di zucchero e miele pietrificato, arrotolato a cilindro, in carta colorata.
Gelatu d’invernu: zucchero colorato, messo in formelle e tagliato a mattonelle.
Cubarda: tavoletta croccante fatta di sesamo tostato e ricoperta con zucchero caramellato e miele.
Sagnunazzu: sangue di bovino insaccato e solidificato, condito con zucchero passole (uvetta) e cioccolata.
Biscotti di San Martino: biscotti secchi con semi di finocchio inzuppati nel vino moscato, oppure gli stessi ripieni di crema di ricotta o glassati e ripieni di conserva. Si usa mangiarli durante la festa di San Martino
Mustazzuoli: dolci croccanti al miele con l’immagine della Madonna.( 8 dicembre, festa della Madonna).
Persica cu’ vinu: pesca inzuppata nel vino.
Grattò di patate: sformato di patate con ragù (13 dicemdre, festa di Santa Lucia)
Arancine di riso: condite con ragù e piselli o al burro (con prosciutto, besciamella e formaggio fuso), si mangiano per la festa di Santa Lucia, ma si trovano nelle rosticcerie in tutti i periodi dell’anno.
Allessi: castagne lesse (festa di Santa Lucia)
Panelle e crocchè: frittelle di farina di ceci e crocchette di patate. Si trovano in tutte le friggitorie, ambulanti e non di Palermo, come condimento nel panino costituiscono un elemento fondamentale delle colazioni dei palermitani. Si usa mangiarle anche per il giorno di Santa Lucia, ma senza pane).
Sfinci di San Giuseppe: grossi bignè di pasta lievitata e strutto, fritta e ripiena di crema di ricotta e canditi. Si mangiano per la Festa di San Giuseppe.

Evelin

L’inizio della nostra avventura

Era il 18 Agosto del 2003 quando è cominciata la nostra avventura, l’avventura dell’Agave.
Avevamo cercato casa per mesi e finalmente a Luglio l’avevamo trovata. Un po’ “malconcia”, da “risistemare”, ma c’era. Sapevamo che con il nostro impegno, la nostra creatività e il nostro amore l’avremmo trasformata.
La ricerca era stata snervante, ma anche parecchio divertente.
Per incontrare gli agenti immobiliari, ci vestivamo quasi sempre allo stesso modo, con qualcosa che ci facesse sembrare più “affidabili”. Sapevamo che appena avremmo pronunciato la frase: “vogliamo fare bed and breakfast”, avremmo assistito alle più svariate reazioni… C’era chi cominciava a balbettare “bbbebeddbbb, cosaaaa!!! Che significa?” Chi dal sorriso smagliante passava rapidamente al ghigno, chi diventava bianco in volto e sudato diceva deciso: “ a Palermo non può attecchire”. Chi diceva : “il proprietario della casa non accetterà mai una cosa del genere”. Chi aveva addirittura un’amica baronessa che ci aveva provato e non c’era riuscita… e se non ce l’aveva fatta la baronessa! Ed infine c’era chi cominciava a domandarci come avremmo fatto ad avere in casa persone sconosciute: “dovrete disinfestare continuamente”!
In effetti nel 2003 a Palermo, in pochi conoscevano cosa fosse il b&b, e questa filosofia di vita sembrava una follia. Ora è diventata una moda e noi ci sentiamo orgogliosi perché siamo fra i precursori!

Abbiamo trascorso due caldissimi mesi estivi e dipingere, pulire, montare mobili etc, (faticoso ma bello) …e poi tutto è cominciato.

Avere un b&b è un’esperienza “forte”, si entra in contatto con il mondo, abbiamo conosciuto persone diversissime, di diversi paesi. Si mettono in discussione gli stereotipi, perché non abbiamo incontrato solo “inglesi, americani, giapponesi, francesi, italiani (continentali)” etc, ma individualità. Persone interessanti e profonde, con stili di vita diversi, ma con una umanità simile. Questo ci ha permesso di conoscere meglio anche noi stessi.

I momenti più belli sono quelli durante le colazioni. Le chiacchierate spontanee e piacevoli, sugli argomenti più svariati, a volte anche “complessi” ma trattati sempre con il sorriso sulle labbra, con intelligente leggerezza.
I momenti più emozionanti quelli legati all’accoglienza. Ti domandi chi starà per arrivare, se saranno persone simpatiche, che mentalità avranno, se il b&b piacerà loro, se si troveranno bene in casa tua. Sai che delle persone si soffermeranno nel tuo “piccolo mondo” per poco tempo, e sai che per loro quella prima impressione, quel primo approccio potrà anche essere determinante per caratterizzare la propria vacanza, l’impressione che avranno della tua terra. Nello stesso tempo aspetti di sapere con chi condividerai casa tua e alcuni momenti della tua vita (anche se ci si vede quasi sempre solo durante le colazioni).

Ci sono ospiti che ci sono rimasti nel cuore, ed elencarli ora sarebbe difficile perché non sono pochi. Ti accorgi che mentre vivi chiuso nel tuo mondo, ci sono persone che vivono a tanti chilometri di distanza che però sono così simili a te. Che quando le incontri sembra di conoscerle già da tempo. Oppure persone talmente diverse e così interessanti. E’ una scoperta costante, che a volte mette un po’ di ottimismo in un momento storico in cui l’umanità appare così in crisi. Scopri quante persone belle ci sono in giro per il mondo ed avere l’opportunità di conoscerle è una gran fortuna. Paga anche le fatiche, le difficoltà che comunque questo “lavoro” e questa scelta comportano.